Carlo Tito di Borbone nacque nell’inverno del 1775, il 4 gennaio, da Maria Carolina e Ferdinando IV, re di Napoli. Era l’attesissimo erede al trono e quel giorno ci furono grandi feste a corte e nel regno. Il destino, però, non fu felice: morì a 3 anni di vaiolo nella residenza reale della Vaccheria sempre a Caserta e quel dolore, forse, fu importante per re Ferdinando sia nella organizzazione della successiva campagna di vaccini (un primato non solo italiano) che nella creazione della Real Colonia di San Leucio, un progetto nato proprio lì per “l’utilità del popolo” abbandonando i suoi “diletti”.
In questi giorni i responsabili della Reggia di Caserta hanno trovato nei depositi una statua in marmo raffigurante un neonato. Nella delicatezza dei suoi gesti e della sua espressione mentre dorme, quel marmo sembra tenero come quel bambino che non fu mai re e che somiglia ai nostri figli mentre dormono e che, di notte e di nascosto, accarezziamo senza farli svegliare.
È il piccolo Carlo Tito ed è opera del grande Giuseppe Sanmartino, l’autore del meraviglioso Cristo Velato, una delle statue piu famose al mondo.
Premessi i complimenti a chi lo ha ritrovato oggi, la domanda è un’altra: com’è possibile che quella statua sia stata in un deposito per oltre un secolo e mezzo? Com’e possibile che nessuno si sia mai accorto del suo valore e della sua importanza storica e anche economica collegandola magari al marketing territoriale e turistico? Quanti Carlo Tito restano nascosti nei depositi dalle nostre parti? La risposta, forse, è nella scarsa preparazione e/o sensibilità di chi gestisce i nostri beni culturali (e il resto). La risposta, forse, è nella cancellazione di una buona parte della memoria storica ed in particolare di quella borbonica e forse qualcuno, in tutti questi anni, ha pensato che era meglio evitare di raccontare la storia di quel piccolo Borbone che in queste ore, invece, è capace di raccontarci ancora tante cose…
Gennaro De Crescenzo