Antonio Cozzolino fu l’ultimo “brigante” del Sud: nato a Torre Annunziata, si arruolò nell’esercito delle Due Sicilie e partecipò alle battaglie siciliane e sul Volturno. Proprio a Calatafimi avrebbe strappato dalle mani del figlio di Garibaldi, Menotti, il tricolore italiano per essere poi ringraziato e decorato da Francesco II di Borbone. Diventò “brigante” continuando a difendere la sua antica Patria napoletana e, imprendibile, fu molto attivo nella zona vesuviana fino a quando, tradito, fu ucciso in un agguato a via Foria solo nel 1870.
In questi giorni si parla spesso del fatto che i Napoletani, neoborbonici (e non) e spesso “critici” o lontani dalla retorica patriottica, stanno per festeggiare un tricolore meritatamente conquistato su un campo di calcio. Per alcuni soggetti questo sarebbe strano. Non è strano se pensiamo ai tanti che fanno il tifo (al Sud e a Napoli) contro il Napoli spesso con esempi di un impunito “razzismo”. Non è strano se ricordiamo la Storia e magari quella di Pilone e del valore che ebbe quel tricolore preso in mezzo ai nemici e ai nemici. In sintesi, oggi: un grande, gigantesco “sfizio”…
Gennaro De Crescenzo