LETTERA APERTA A LUCA ABETE.
Caro Luca, qualche giorno fa ci sei riuscito ancora e stavolta cavalcando l’onda dell’interesse mondiale per lo scudetto napoletano. Così, dopo il tuo servizio sui commercianti che vendono prodotti per la festa-scudetto con il reddito di cittadinanza, dappertutto sono usciti i titoloni sui napoletani truffatori che festeggiano con i soldi pubblici. In premessa, se qualcuno truffa punitelo e arrestatelo ma qualche parola va detta perché alla tua età (quasi 50 anni) se fai una cosa dovresti valutarne anche le conseguenze e quelle sono chiare: dopo il tuo servizio i tuoi colleghi di Libero titolavano in prima pagina “Festa scudetto con il rdc” e quelli di Rete4 titolavano “Napoli con lo scudetto ma senza reddito” con un intero studio a criminalizzare i “soliti napoletani”.
In sintesi il governo sta per abolire il reddito e, ovviamente, utilizza i servizi tuoi e i servizi simili per dimostrare che non ci sono alternative. Nel passato, quando ai giornalisti venivano inviati dei “suggerimenti”, si parlava di “veline”: non è questo il caso ma forse qualche riflessione dovresti farla. Insegno a Scampia da decenni e molte delle famiglie dei miei allievi sopravvivono grazie al reddito. Il reddito nacque perché in molte aree italiane, in particolare al Sud, da 160 anni manca il lavoro ed è comico-inutile denunciare ogni giorno che in molte aree italiane, in particolare al Sud, ci sono tanti percettori di reddito (160.000 a Napoli): è chiaro che bisogna punire in ogni modo quelli che imbrogliano ma dobbiamo fare due calcoli. Se ci sono 1000 truffatori napoletani o anche 10.000 ladri disposti a comprare una bandiera di 5 euro (!), che fine faranno gli altri 150.000? Come faranno la spesa e dove andranno a mangiare? A casa di Luca Abete o a casa mia?
Due parole, poi, sullo stile-Striscia: se voglio dimostrare che a Napoli tutti odiano Abete, faccio un giro per i quartieri dei redditi e pubblico solo quelli che gli gridano contro. Così, ovviamente, se vuoi lo scoop della “festa con il reddito”, tu procedi con la scelta dei quartieri e dei commercianti illegali (quanti ti avranno buttato fuori?).
Intanto, in questo modo, abbiamo sputtanato Napoli e tutti i napoletani e anche questa meravigliosa festa perché in tutta Italia ora sono convinti che quelle bandiere (anche la mia e la tua) qui le abbiamo comprate con i soldi loro.
A proposito di conseguenze, poi, se ci pensiamo, è questo lo schema della questione meridionale.
Da 160 anni l’Italia si serve di questi luoghi comuni per crearla e non risolverla al grido di “inutile aiutarli, rubano, sprecano, sono illegali, nonportanoilcasco” ecc. ecc.
E questi luoghi comuni para-razzisti passano dai bar di Bergamo o Verona ai servizi di Striscia o alle pagine di Libero (e degli altri media meno plateali ma sulla stessa linea) e arrivano ai governi di turno (leghisti o meno). Intanto, detto tra noi, ma tu sei veramente felice, a 50 anni e dopo una trentina di anni di carriera, di continuare a inseguire i salumieri, i parcheggiatori, le parrucchiere o le cuoche abusive? Davvero non ti sfiora mai l’idea di cambiare stile e contenuti o, magari, di fare uno scoop non su una bandiera o una bottiglia di vino comprata per 5 euro ma su scandali milionari degli editori televisivi o giornalistici? Eppure (nel caso di Libero) si parla di oltre 20 milioni di debiti e di svariati milioni di finanziamento pubblico annuale. Non ti sfiora mai l’idea di approfondire (per restare in tema sportivo) la storia delle tangenti (sempre milionarie) delle Olimpiadi padane o degli stadi da finanziare con i fondi europei sempre da quelle parti? Ma davvero sei convinto di quello che qualcuno (perennemente abbagliato dalla tv) ti dice e cioé che sei ormai uno dei pochi ed eroici paladini della legalità in una città illegale? Sarebbe bello se fosse vero ma, purtroppo, non è vero e la questione-legalità è molto più complessa e va a toccare storia e politica con responsabilità locali e nazionali che durano in un sistema vecchio di 160 anni e che forse potresti e dovresti iniziare a studiare dando anche un tuo (vero) contributo senza inseguire parcheggiatori e parrucchiere.
Vedi, caro Luca, certi quartieri di Napoli e del Sud sono come dei cristalli fragilissimi, appesi ai redditi di cittadinanza, ai lavori sottopagati o alle pensioni delle nonne per sopravvivere, sospesi tra legalità (complicatissima) e illegalità (facilissima). Tu spesso, noi spesso, ci comportiamo come degli elefanti incapaci di vedere “oltre” e altro… e rompiamo i cristalli, gli stessi che io considero come dei parenti deboli a cui (quando lo meritano) dare una mano.
A tua disposizione per approfondimenti storici o eventuali (ma improbabili) “pentimenti”…
Prof. Gennaro De Crescenzo, Scampia, Napoli, Sud