IL MATTINO GARIBALDINO? Nell’ambito degli speciali “RisorgiSud” (?) per i 160 anni dell’Italia Unita (?), Il Mattino pubblica l’ennesimo articolo celebrativo e a senso unico senza alcuno spunto critico, senza alcun dibattito e con diversi aspetti che sembrano riprodurre fin dal titolo (“L’irresistibile avanzata dei mille”) gli schemi della storiografia ufficiale degli anni successivi all’unificazione come in un antico libro di scuola e come se in tutti questi anni non fossero state effettuate ricerche nuove anche accademiche… Ci divertiamo a riportarne qualche stralcio e a commentarlo tra parentesi.
Le battaglie “senza sparare un colpo”? Frutto di una “pressione generale” (nessun riferimento agli accordi internazionali e ai finanziamenti della massoneria che portarono alla corruzione di alcuni generali borbonici e all’organizzazione di quella spedizione; cfr. G. Di Vita, maggiore storico della massoneria e cfr. E. Di Rienzo, per gli accordi internazionali in particolare con gli inglesi).
“Dopo lo sbarco a Marsala la colonna garibaldina fu ingrossata da squadre siciliane e poi anche lucane e calabresi” (“uomini primitivi, selvaggi, violenti quelli inviati dall’aristocrazia terriera siciliana a dare man forte al generale nizzardo” o assoldati dai “latifondisti contrari alla lottizzazione dei beni demaniali e tutt’altro che mossi da ideali garibaldini”; cfr. T. Pedio, P. Macry, P. Mieli).
L’unità italiana? Frutto del lavoro della “rete degli esuli napoletani e siciliani” (meno di 100 in tutto; cfr. R. De Lorenzo).
L’esercito borbonico? Vittima di un “collasso psicologico e morale” (nessun riferimento agli accordi con mafie e camorre; cfr. N. Gratteri, I. Sales, A. Fiore, G. Di Fiore).
Le vittorie garibaldine? Frutto del “carisma e del peso mediatico di Garibaldi (maledetti social… ma nessun riferimento al fatto che quei mille furono raggiunti da oltre 20.000 “volontari” misteriosamente congedati o disertori dell’esercito sabaudo; cfr. Le spedizioni dei volontari garibaldini e i ruolini presso l’Archivio di Stato di Torino).
Sul Volturno? Da un lato un “l’esercito nazionale” e dall’altro “i borbonici” (come se i borbonici non fossero stati italiani o come se fossero una razza a parte).
A chiudere tutto con un “un cambio di regime indolore” il famoso “plebiscito” (come se non contassero nulla le migliaia di soldati e di civili uccisi, deportati o incarcerati e come se tanti documenti archivistici e tanti osservatori stranieri non avessero definito quel plebiscito “una farsa”).
Abbondano, infine, sempre nell’ottica delle celebrazioni e delle santificazioni, le citazioni di “ossari, lapidi, monumenti, iscrizioni e cimeli”. È tutto, in diretta dal… 1860.
POI DICI CHE UNO NON LEGGE PIÙ I GIORNALI E MAGARI DIVENTA PURE NEOBORBONICO
Gennaro De Crescenzo