“Una compagnia di Pisacane, con camicie rosse e berretti rossi, volti a Sala, ripetendo arsioni di gigli e rapine di vettovaglie, armi e denari… transitarono verso Montesano videro in un podere certi mietitori di grano che, spauriti, si gittarono a terra, li credettero spie e trassero moschettate sì che uccisero una infelice donna, Rosa Perretti” (la vera spigolatrice). Fin qui il racconto come al solito veritiero dello storico Giacinto de’ Sivo (Storia delle Due Sicilie, II, 1864, p. 355). Grazie alle nostre ricerche archivistiche (Archivio di Stato di Salerno, Stato Civile) il racconto è confermato e chiaro: “Il giorno 30 di giugno alle ore 21, nel Comune di Montesano, distretto di Sala, è morta Rosa Perretti, contadina di anni 20” (documento allegato).
Un’altra fonte, tra le tante (tutte concordi), riporta notizie più dettagliate e drammatiche: la povera Rosa sarebbe stata uccisa con un colpo alla testa per essersi opposta ad un abuso e il corpo sarebbe stato trovato nei campi il giorno successivo. Al padre che incontrò i carnefici della figlia, gli stessi avrebbero risposto di aver compiuto quello scempio “comandati da altri” (Resoconto del processo per diffamazione
promosso da S.E. il ministro dell’interno Giovanni Nicotera, 1877).
Senza entrare nel merito delle recenti polemiche sulla statua inaugurata a Sapri qualche giorno fa, le poesie e le leggende risorgimentaliste (“eran trecento, eran giovani e forti”) sono una cosa (inventata), la storia (vera) un’altra e non c’è dubbio che, come denunciarono gli stessi Cavour e Settembrini, quella spedizione, pur con tutto il cristiano rispetto per le vittime, non fu del tutto “eroica” e qualcuno dovrebbe ricordare anche chi, come la giovanissima Rosa Perretti, fu una vera vittima di quelle scelte e di diverse centinaia di “galeotti”.
Gennaro De Crescenzo
Daniele Iadicicco
Alessandro Romano