“Lenzole appese, panne stise, chiare spuntavano dint’ a ll’ombra e ncielo ciento nuvole rosse” (Giovanni Sarno). Per il Comune di Napoli (Commissione Decoro) sarà reato “stendere o appendere biancheria, panni, indumenti e simili al di fuori dei luoghi privati, nonché alle finestre, sui terrazzi e balconi prospicienti la pubblica via quando ciò provochi gocciolamento sull’area pubblica” . Nella stessa ordinanza si vorrebbero impedire partite di pallone per strada e nelle gallerie.
“Regina è na Madonna cu mpietto nu dolore, Regina tene quatte panne stise fora, Regina aspetta ‘o sole” (24 Grana).
Intanto ci chiediamo dove sia la Commissione Decoro di fronte a strade sempre più sporche, ai barboni abbandonati nel centro storico o alla mancanza di idee e di progetti per i bambini napoletani (prima di impedire le partite per strada magari avrebbe potuto creare un campetto di calcio in ogni quartiere).
“Dondolano camicie e lenzuola stese ad asciugare, le ringhiere dei balconi s’ammorbidiscono: tutto è velluto e la notte mi abbraccia come una mamma” (Giuseppe Marotta).
Premesso che gli eccessi di gocciolamenti e di palloni possono non essere “positivi”, chi scrive una cosa simile forse non conosce la storia e la letteratura di Napoli e, forse, non ama Napoli se da secoli quei panni sono il simbolo, vento, colori e profumi, di una città. Il problema è che da troppi anni (più o meno 160) chi governa Napoli forse non conosce Napoli e forse non la ama e non solo per panni e palloni.
Nell’immagine: Pattygi, Panni stesi al sole di Napoli (www.artmajeur.com)