Ci sono documenti che dovrebbero cambiare la storia. Ecco: “dovrebbero”… se dall’altra parte non ci fosse, però, una storiografia ufficiale sempre uguale a se stessa con eredi genetici o culturali da oltre 160 anni impegnati a difendere tesi e personaggi anche di fronte a fatti (o documenti) oggettivi quasi come se ci fosse una massonica/fideistica/sacra versione da difendere. L’onere della prova, allora, tocca a noi che da oltre 30 anni portiamo avanti questa “battaglia” con attività (volontarie e autofinanziate) di ricerca e divulgazione che, giorno per giorno, con i nostri piccoli mezzi, sono riuscite a cambiarla questa storia almeno nell’opinione pubblica e nel senso comune. Un esempio. Alcuni libri citavano di sfuggita e quasi distrattamente un documento. Tale l’importanza che non potevo crederci e lo cercai in archivio a Torino. Poco prima dello sbarco dalla Sicilia al continente verso Napoli, Garibaldi concorda con Vittorio Emanuele e Cavour le sue azioni. Il re dichiara pubblicamente (e ipocritamente) che Garibaldi doveva rinunciare alla partenza per Napoli ma, in una lettera a parte, di fatto, il 27 luglio del 1860 detta a Garibaldi le parole esatte da dire per giustificare il prosieguo della famosa spedizione: “il generale dovrà rispondere che è pieno di devozione pel Re ma che i suoi doveri verso l’Italia non gli permettono di impegnarsi a non soccorrere i napolitani… e che quindi con dispiacere ei deve riservarsi piena la sua libertà d’azione con la sua valorosa truppa”. In sintesi: una sorta di “marionetta sabauda”. Altro che eroe “anarchico” e “libertario”. Altro che Savoia “contro” Garibaldi o inconsapevoli di quello che faceva… Insomma: altro che “fake neoborboniche”. Qui da 160 anni le fake news le raccontano altri in regime quasi di monopolio e poi, per fortuna, arrivano i ricercatori e i divulgatori neoborbonici e i loro colleghi magari senza “patenti” di storici ma coraggiosi e onesti. E la storia a poco a poco… cambia.
Gennaro De Crescenzo