Quello strano e gratificante video di Barbero contro i neoborbonici ma con tesi… neoborboniche! Valuteremo l’idea di una tessera onoraria per il prof. È stato pubblicato uno strano video del prof. Alessandro Barbero con diverse, divertenti e gratificanti verità per giunta in contrasto con le finalità di chi lo ha pubblicato (svelare le “falsità e i fatti non veritieri del neoborbonismo” e capire se era giusto che “i piemontesi presenti ad un recente convegno con Pino Aprile si erano sentiti avviliti e quasi volevano chiedere scusa”). Premettiamo due cose: i piemontesi di oggi non hanno nulla di cui scusarsi; il nostro Direttivo si riunirà nelle prossime ore per valutare l’eventuale invio di una tessera onoraria neoborbonica al prof. Barbero in considerazione delle tesi esposte, tesi molto simili a quelle che i neoborbonici raccontano da tanti anni. Evidentemente chi ha pubblicato il video non ha ascoltato bene le parole del video (si potrebbe definire “eterogenesi dei fini”). Per Barbero, allora…
– “Al Sud MOLTA GENTE è convinta che il Risorgimento sia stato un disastro o una conquista”. OSSERVAZIONI. Concordiamo sulla (ormai consueta) accettazione del successo dei neoborbonici.
– I neoborbonici hanno una loro ragione perché i meridionali “ne hanno abbastanza di sentirsi dire che il Sud è un peso e bisognerebbe bruciarlo o staccarlo, NON NE POSSONO PIÙ”. OSSERVAZIONI. Pure su questo concordiamo e ci piace il fatto che riconosca l’assurdità para-razzista di quelle diffusissime affermazioni e la ragionevolezza di una re-azione per giunta di carattere culturale.
– Nella storia possiamo “ascoltare il primo che parla o cercare i dati”. OSSERVAZIONI. È quello che hanno fatto e fanno i neoborbonici da quasi 30 anni senza essersi fermati di fronte ai tanti “primi che parlavano” (bene e solo bene) del Risorgimento.
– “TUTTA L’ITALIA ERA POVERA E ARRETRATA” magari rispetto ad altre nazioni come l’Inghilterra e il Sud era solo un po’ più “povero e arretrato” rispetto ad altre aree. OSSERVAZIONI. Al di là del fatto che studi aggiornati e documentati anche accademici oltre che nostri (e archivistici) dimostrano che in molti settori il Sud vantava aree più avanzate, la “gara” con il resto del mondo non è mai stata nei nostri pensieri: a noi interessano le differenze italiane tra Nord e Sud e la loro drammatica e progressiva crescita in 160 anni (v. dopo).
– La “sensazione” è che il Pil del Nord fosse UN PO’ PIÙ ALTO di quello del Sud ma di certo le differenze sono diventate più grandi dopo il 1860 e fino ad oggi. OSSERVAZIONI. Dal punto di vista storico non dovrebbero esserci “sensazioni” ma ricerche e dati e se “non è facile confrontare i Pil di quel tempo” dovremmo evitare “sensazioni” tra l’altro (alla luce degli studi di cui sopra) sbagliate. Per il resto, ovviamente, concordiamo: è solo dopo l’unità che le differenze diventano gravi ed è quello che più conta e più ci interessa.
– Il Regno delle Due Sicilie aveva una flotta “MAGNIFICA”, anche se per carenze di infrastrutture e alfabetizzazione non c’erano le condizioni magari per consentire agli svizzeri, come avvenne altrove, di investire per lo sviluppo industriale. OSSERVAZIONI. Concordiamo sulla magnificenza della flotta borbonica (quella commerciale seconda solo, per diversi aspetti, a quella inglese, a dimostrazione oggettiva della floridezza dei commerci e del trasporto via-mare). Sugli svizzeri ci permettiamo di ricordare a Barbero che erano già tanti nelle Due Sicilie gli imprenditori radicati e tra gli altri quelli dei primati del settore tessile (gli Egg nel casertano, con oltre 1200 operai o i Wenner nel salernitano, con oltre 2000 operai).
– Il Piemonte aveva speso molto per le opere pubbliche e per le guerre, era in deficit, il debito pubblico si era “DECUPLICATO” ed esplose (“PAF” la sua espressione) tra il 1859 e il 1860 ed è vero che quel debito lo pagò tutta l’Italia e la “MERAVIGLIOSA RISORSA AUREA DEI BORBONE” fu importante. OSSERVAZIONI. Come potremmo non concordare? Una sola integrazione: i debiti piemontesi erano serviti per opere pubbliche piemontesi e per guerre anche contro il Sud e anche e soprattutto il Sud pagò quei debiti (nella Napoli popolare si direbbe “cornuti e mazziati”). In quanto, poi, alle affermazioni relative ai “Borbone che non spendevano i soldi per le opere pubbliche” e allo Stato italiano “che distribuì i fondi senza fare differenze tra Nord e Sud”, i dubbi, purtroppo, restano tanti e non si tratta di “sensazioni” ma di dati: le bonifiche effettuate dai Borbone negli ultimi 20 anni di Regno furono superiori a quelle effettuate dallo Stato italiano per tutto il Novecento; tra 1862 e 1897 lo stato italiano spese 465 milioni di lire per opere idrauliche nel Centro-Nord, meno di 3 al Sud; 334 le lire pro-capite spese per abitante nel Centro-Nord per opere pubbliche tra 1894 e 1898, 110 lire al Sud (dati di F. S. Nitti); sulle scuole prevalse la legge sabauda Casati con la gestione e la costruzione affidata ai comuni (disastrati) con inevitabili conseguenze negative. Stesso quadro per le ferrovie, come dimostra un recentissimo studio del prof. Isaia Sales (agosto 2021) e come dimostrano i dati attuali con differenze ancora enormi e dannose e senza alcuna soluzione di continuità.
– L’esercito piemontese diventò “italiano” ma lo Stato ebbe gravi responsabilità durante la guerra contro il brigantaggio con una “REPRESSIONE DURISSIMA E FEROCISSIMA” e la fucilazione dei contadini del Sud. OSSERVAZIONI. Al di là di una sorta di “cavillo sabaudo” con quell’esercito che, piemontese o (dal 17 marzo 1861) italiano che fosse, fece scelte non felici, anche qui possiamo solo concordare sulle dimensioni drammatiche di quella repressione.
CONCLUSIONI. Alla luce di tutto questo, però, Barbero conclude nella solita maniera: “la storia di un Sud conquistato è un’invenzione”. Qui, ovviamente, non riusciamo a concordare proprio perché le stesse tesi riportate da Barbero sembrano confermare che non si tratta affatto di un’invenzione. Su tutto, però, prevale un’idea: siamo davvero felici di tutte queste “ammissioni” dopo anni di rapporti non proprio idilliaci tra Barbero e i neoborbonici e siamo sicuri che potremmo concordare su un altro aspetto: dopo oltre 160 anni, alla luce della continuità oggettiva di queste disparità e alla luce della nostra Costituzione, l’Italia dovrebbe smetterla di svilupparsi in maniera “duale” assicurando finalmente parità di diritti a tutti i suoi abitanti, da Napoli a Torino, da Fenestrelle a Castellammare del Golfo.
Prof. Gennaro De Crescenzo