“Memoria intorno alle devastazioni prodotte dalle acque a cagion del disboscamento”: Carlo Afan de Rivera era
Direttore Generale di Ponti e Strade e delle Acque (e già l’incarico ci fa capire qualcosa in termini di sensibilità e attenzione verso certi temi che oggi definiremmo “ambientalistici”). Nel 1825 scrisse questo trattato seguito, come spesso accadeva con i Borbone, da un decreto di Francesco I (21 agosto 1826): una “legge forestale” con la quale si stabiliva che “qualunque terra boscosa non poteva essere dissodata o disboscata”. La legge fu giudicata come una “una delle migliori degli stati preunitari” (prof. L. Piccioli, Università di Firenze, 1919).  Nel 1850, poi, l’importante pubblicazione di un
“Manuale di ponti e strade, acque e foreste”, una “summa” di tutte le normative esistenti in quel tempo in questo settore. Molto precise gli articoli relativi, ad esempio, a “rimboschimenti e rinsaldimenti perché non si cambi nel tempo la natura dei boschi”. Ampio il “corpus” di contravvenzioni e di controlli per denunciare “qualsiasi menomo disboscamento o dissodamento”.
I paragoni tra passato e presente sono difficoltosi e spesso sono inutii ma sono preziosi quando si pensa alle classi dirigenti di ieri e di oggi. I Borbone non erano perfetti (non lo abbiamo mai detto) ma amavano la loro terra e la loro gente e non a caso anche quando si parla di temi come quelli legati a Ischia o a terremoti o eruzioni, erano tra i primi in Italia e nel mondo per studi e provvedimenti.

Gennaro De Crescenzo