Quando si parla di mafia abbiamo la possibilità di capire tanti aspetti del passato e del presente. Non c’è dubbio che il famoso patto stato-mafia inizi con l’unificazione italiana quando Garibaldi sbarca prima in Sicilia (e si accorda con “la parte peggiore della società siciliana”) e poi a Napoli (e si accorda con i capi della camorra ai quali viene addirittura affidato l’ordine pubblico).
Prima del 1860 mafiosi e camorristi erano combattuti dai “poliziotti” borbonici, i cosiddetti “feroci” (definizione non casuale ma chiara). Dopo il 1860 vennero integrati nello Stato con risvolti ancora drammaticamente attuali (e processi ancora in corso). Recente e sconcertante la scoperta di giuramenti ndranghetisti fatti ancora nel nome di “Garibaldi, Mazzini e La Marmora”… Altro che “mafiosi eredi dei briganti borbonici”, tesi quasi comica e che il giudice Gratteri (esperto vero) ha giustamente definito roba da “caproni ignoranti”.
Altro aspetto interessante è quello legato ai soliti luoghi comuni/razzisti evidenti anche durante l’arresto di Messina Denaro (“siciliani omertosi, per 30 anni lo hanno coperto” ecc. ecc.) come se fosse facile denunciare un potente capo-mafia e rischiare la vita propria e dei propri familiari e come se non ci fossero state omertà (o peggio) anche a livelli decisamente superiori di quelli dei poveri abitanti di Castelvetrano.
Altro e ulteriore aspetto è nella domanda delle domande: a chi ha giovato e a chi giova la criminalità organizzata? Ai pochi capi chiusi nei bunker per decenni? Alla manovalanza legata a quei capi e che prima o poi fa una brutta fine? “Fate una vita di m… Ma vi conviene?”, fu la saggia sintesi di Luciano De Crescenzo. Come mai si è più pronti a sputare fango sui castelvetranesi che su un meccanismo chiaro, semplice ed efficace da oltre un secolo e mezzo? Lo stesso meccanismo che ha consentito e consente di governare il Sud-colonia usando mafie e/o massonerie più o meno complici e più o meno deviate per raccogliere consensi e voti sui territori del Sud, portando voti a questo o quel partito nazionale (di sinistra, centro e destra) in cambio di elemosine/appalti/incarichi gestite da classi dirigenti più o meno asservite e spesso collegate a quella criminalità e per giunta con un jolly salvatutti e para-razzista da giocarsi in ogni partita: il Sud è arretrato “perché ci sono mafie camorre, perché i meridionali sono mafiosi e camorristi o sono complici o sono… omertosi” (e quindi i loro problemi sono meritati e nulla si può fare o si deve fare per risoverli). In sintesi: una trappola culturale e politica che dura da troppo tempo e dalla quale è davvero complicato liberarsi. Ancora una dimostrazione, però, di come sia e sarà importante la nostra lunga battaglia per la verità storica, l’unica da percorrere per sconfiggere (veramente) le mafie e risolvere (veramente) le questioni meridionali. Del resto tante strade alternative pure sono state percorse e le mafie e le questioni meridionali stanno sempre là a dispetto di tanti arresti e di tanti meridionalisti più o meno meridionalisti…
Gennaro De Crescenzo

Nell’immagine Garibaldi massone